Pagine

Nikolina Andova: poesie di mancanza e di ricerca!



Nikolina Andova è nata il 3 febbraio del 1978 a Skopje. Ha una laurea in Letteratura Macedone e Slava Meridionale conseguita presso la St Cyril and Methodius University di Skopje. Ha già pubblicato due raccolte di poesie: "The entrance is on the other side" (2013) and "Connect the dots" (2014).

Vi propongo alcune sue poesie da me tradotte in italiano. Le versioni inglesi sono tratte da http://www.versopolis.com/poet/42/nikolina-andova.




 
Benedetto ciò che non può essere raggiunto

Benedette la distanza e i posti verso i quali non andremo
E la stretta camicia da notte stesa ad asciugare sul balcone di fronte
Benedetta è la morte che ricorda i destinatari
Di tutte le nostre lettere mai spedite
E le divinità che cerchiamo inutilmente di raggiungere
Come le ragnatele nell’angolo tra il letto e il muro
Benedetta è la luna che serve in cielo
Come il piatto di qualcuno che cena sempre solo
E il sole che ci ricorda
Che si può anche amare da lontano
Benedetta è la libertà e la nostra illusione di toccarla
Così come tocchiamo la vita attraverso gli schermi
Benedetto è il passato che ci si attacca
Come rossetto effetto prolungato sulle nostre bocche
Ed il futuro sporcato a macchie rosse
Resistenti persino al più pubblicizzato dei prodotti
Benedetti sono i mari in cui non potremo mai nuotare in mezzo
Per colpa delle acque territoriali e dei piani di sicurezza nazionale
Benedetti sono i capelli delicati di una ragazza
Che da vicino, vicinissimo mi sfiora
Nella folla della metro


Ogni cosa è trafitta

Ogni cosa è trafitta
Il cielo che scrutiamo attraverso le lenti dei telescopi
E le cartelle sopra le scrivanie dei nostri uffici
Gli oblò nelle cabine delle navi durante i nostri viaggi
E le mura enormi dei templi in cui preghiamo

E le coperte bruciate dalle sigarette di segreti amanti
Sono trafitte
E il mondo che vediamo attraverso gli anelli degli antenati
I ricordi come impasti a cui diamo la forma
I bersagli dalle forme umane su cui ci esercitiamo con le armi

Ogni cosa, ogni cosa è trafitta
Lo spioncino sulle porte chiuse per i mendicanti
La terra delle case mangiate dalle formiche
Dio di cui siamo alla ricerca attraverso le cupole trafitte


Ci assottigliamo

Appena un passo dentro le cose e già gli apparteniamo
Qualcuno ci ha mai detto che le conchiglie sono le unghie del mare
E che le nostre diventano conchiglie quando ci entriamo
Che il nostro stomaco è una tartaruga di mare quando nuotiamo
E i nostri seni sono le meduse

i nostri occhi sono i piccoli pesci che si separano dal banco appena arrivati nella secca
i nostri capelli diventano alghe quando ci immergiamo
la nostra pelle è il muschio,
i nostri capelli sono l’erba sugli scogli
che ondeggiano nell'acqua come fanno al vento
Le nostre orecchie sono piccoli cavallucci marini, le nostre dita i tentacoli dei polpi
offerte come piatto speciale nei menù di lusso 

Ci assottigliamo
come le stelle di mare che seccano sulle banchine
verranno appese un giorno a decorare qualche parete
come la luce ferma, un souvenir firmato.


Nel mio corpo

Sono un turista per il corpo
Senza mappa tra le mani
Qualcuno che passava di lì per caso
Mi mostrerà la via che porta al museo
Ai grandi parchi, alla piazza
Al fiume che scorre nel mio nome
Ma cosa faccio fino ad allora?
Bevo caffè macchiato in un silenzioso bar del centro
E sfoglio il giornale di oggi
Scritto in una lingua che non ho mai saputo
Sempre, ricordo, ritornando dopo un viaggio
Il cielo luminoso, il sole caduto sopra gli angeli di marmo
E solo allora noto
I sorrisi sopra i loro volti.


Avvicinandomi

C’è un ventaglio
E una carta del mondo stampata sopra
Piegata in me da molti anni

La terra si sta lentamente avvicinando
I vulcani scomparendo
i fiumi fermando, i fari congelando
i deserti spostando
come tappeti polverosi

un giorno aprirò il ventaglio
e il mondo si dispiegherà al mio interno
insieme al cielo ed alle ali
del grande uccello 

Nessun commento:

Posta un commento