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Un popolo che esamina e riflette


Certi valori non basta sventolarli, paventare o sperare di averli. Certi valori bisogna volerli. Costruirli. Solidificarli. Edificarli nella quiete per far si che resistano nella tempesta. 
La non violenza non è un sentimento che nasce nell'animo umano così come i fiori nei campi. La non violenza si nutre di ragione, e solo la ragione può fermare gli istinti o far riconoscere tra le passioni quali siano quelle dannose.

Anni fa lessi una lettera di Raffaello Lambruschini che nella prima metà dell'ottocento scriveva, mi pare, a Vieusseux parlandogli delle idee che lui e Aporti avevano riguardo la pedagogia e l'istruzione a tutte le classi della popolazione. Gli racontava l'aneddoto di una cittadina spagnola che, colpita da un'epidemia, credette alla diceria di aver subito l'avvelenamento della fontana del paese da parte dei monaci di un vicino monastero e li trucidò. Un popolo come lo vogliamo io ed Aporti, diceva Lambruschini a Vieusseux, non farebbe simili cose perchè sarebbe un popolo che esamina e riflette

Un popolo che esamina e riflette. L'ho sempre ricordata questa frase. Un popolo di tal fatta l'ho sempre considerato come il sogno mai realizzato di quell'Italia che diede vita al risorgimento, ma soprattutto come il sogno di menti razionali.
E' evidente, che in Italia, come altrove, si è rinunciato a volere un popolo che esamina e riflette. Tuttavia se un popolo che non esamina e non riflette è il migliore dei popoli in un sistema capitalistico in pieno sviluppo e benessere economico (quantomeno per la classe dominante), altrettanto non lo è quando il sistema economico entra in crisi. Lì, se sono stati coltivati adeguatamente, entrano in gioco altri valori, i veri valori. Gli stessi valori che con uno sforzo, perché la ragione è uno sforzo dell'uomo sull'animale, oggi mi fanno scegliere (con un atto di volontà) di condannare ogni gesto di violenza.
Ma condannare la violenza non significa necessariamente non capirne i motivi, non comprendere le ingiustizie, l'impotenza o anche solo la disperazione che la hanno generata. Non significa non capire che la violenza compiuta è il prodotto di una violenza subìta con la mancata possibilità di formarsi una coscienza, di avere un'istruzione e una società in grado di promuovere quei valori razionali che, soli, possono contrastare gli istinti o le passioni dannose.

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