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Ana Blandiana - La poesia tra silenzio e peccato


Una autrice romena contemporanea, sulla quale del resto si trovano molte notizie in rete, dalla biografia a varie sue poesie, è Ana Blandiana. Una poetessa che, seppure non ho avuto ancora modo di approfondire adeguatamente, trovo affine alla mia sensibilità e, soprattutto, conforme a certi criteri che, ho già avuto modo di dire in altri post, considero necessari perchè la parola scritta possa essere considerata Poesia.
Come ho già detto, biografia e versi possono essere facilmente reperiti in rete ragion per cui vorrei condividere l'incipit, interessantissimo, di un altrettanto interessante saggio di Ana Blandiana il cui titolo è La poesia tra silenzio e peccato. Saggio nel cui si delinea una chiara visione delle funzioni della poesia e degli elementi che la compongono: "Mentre la materia prima da cui viene ritagliata la letteratura è la parola, il mistero della poesia è costituito da silenzi che le parole si limitano a circoscrivere e valorizzare". "L'ideale - dice Ana Blandiana - diventa esprimere poco, suggerire molto".
Ecco l'incipit:
"Credo di aver avuto cinque o sei anni quando vidi per la prima volta una poesia a stampa. Avevo a malapena imparato a leggere e avevo ricevuto in dono un libro di poesie per bambini, ma, prima ancora di cominciare a sillabare i versi, ancora me lo ricordo, rimasi colpita dall'esiguo numero delle parole che li formavano. A fronte dei grossi tomi del babbo, con le pagine tutte fitte di lettere, il mio libro sembrava proprio misero, con solo poche, brevi righe per pagina, fra le quali le illustrazioni colorate o il semplice bianco silenzio della carta stavano a loro agio. Quando chiesi come mai il mio libro avesse così poche parole, tagliarono corto: "così è la poesia!". Del resto, questa sorprendente scoperta fu anche all'origine della stesura dei miei primi versi. Ero ormai alle elementari (facevo, mi pare, la seconda) quando, nell'ora di composizione, la maestra ci chiese di raccontare cosa avevamo fatto durante le vacanze; alla fine, consegnata la prova (non meno di due pagine, però!), saremo usciti per la ricreazione. Mi ricordai degli spazi bianchi del libricino di poesie e chiesi quante pagine avremmo dovuto scrivere se fossero state in versi (m'aspettavo dicesse "un po' di più). Sorprendentemente però, la maestra mi rispose che, se fossi stata capace di scrivere dei versi, avrei potuto scriverne anche una soltanto. Così è cominciata per me la comprensione dello strano rapporto tra parole e poesia, un rapporto che, col passare del tempo, si è mostrato inversamente proporzionale, e che  alla fine mi ha portato a scoprire la verità secondo cui, in un mondo in cui si parla e si scrive così tanto, lo scopo della poesia è diventato quello di ripristinare il silenzio, la capacità di tacere"

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