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[Parte ottava] …un double soupir d’amour! Dossier Escousse/Lebras. Il Suicidio, chanson e memoria di Pierre Jean de Béranger

Il suicidio
Per la morte dei giovani Victor Escousse e Auguste Lebras*
Febbraio 1832

*Ho conosciuto questi due ragazzi la cui fine è tanto deplorevole. Lebras mi aveva indirizzato alcuni versi patriottici. Era di costituzione gracile e malaticcio, ma tutto in lui faceva intravedere un cuore onesto e generoso. Malgrado l’accoglienza che gli feci Al gabbio, [Béranger si trovava in prigione] dove venne a vedermi, cessò di venirmi a trovare dopo la mia liberazione. Di lui non posso dire che poche cose. Ho conosciuto meglio Escousse. È Al gabbio che venne a trovarmi, portandomi una bella canzone che la mia detenzione gli aveva ispirato. Da allora in poi mi prodigai in segni di vivo interesse e in quei consigli che la mia esperienza poteva dargli. Pochi giovani mi hanno fatto immaginare un’idea migliore del loro futuro, meno con gli scritti che con la sentenza che con tanto candore si portava addosso. Dopo il successo di Farruck le maure mi scrisse: “Mi ricordo di quello che mi avete detto, non vi preoccupate. Il mio trionfo non mi ha ubriacato. Mi ha stordito semmai ma non per più di una decina di minuti.”
La sua fu quella stessa infelicità che minaccia più o meno ogni uomo della sua età dentro questa specie di serra calda in cui viviamo. La ragione gli era maturata troppo in fretta. Una testa quasi fatta in un corpo di bambino non serve ad altro che a prosciugare la giovinezza, se questa precocità non è il raro effetto di una organizzazione particolare. Produce un bisogno di perfezione che, non sapendo come soddisfare, disillude la vita proprio nei suoi anni più belli. Attribuisco ad una sorta di scoraggiamento la risoluzione di questo interessante ed infelice ragazzo. Era fatale che Lebras lo incontrasse avendo entrambi la stessa disposizione d’animo. Lontano l’uno dall’altro, forse entrambi avrebbero ugualmente portato a compimento quel destino, che si incoraggiarono a concludere violentemente.
Un giornale ha accusato Escousse di miscredenza assoluta. Per respingere questa accusa, io mi sento obbligato a citare le ultime parole della lettera che mi scrisse qualche ora prima dell’esecuzione del suo deplorabile disegno: “ Voi mi avete conosciuto Béranger; Dio mi permetterà di vedervi con la coda dell’occhio nel posto che vi ha riservato in cielo?”
Oltre al dramma Farruck e Pierre III, Escousse ci ha lasciato delle canzoni in uno stile poco curato senza dubbio, ma piene di quei nobili sentimenti e di quei pensieri generosi che ispirano molte azioni della sua troppo corta esistenza.
Mi è stato detto che sul punto di essere sorpreso con una persona la cui reputazione poteva essere compromessa dalla sua presenza, non abbia esitato a lanciarsi dal secondo piano affacciato su un cortile lastricato. La sua dedizione gli portò fortuna non avendo poi riportato né ferite né contusioni..
Nel 1830, il 28 luglio, se ne andò all’alba in piazza de Grève e combatté tutto il giorno, e tutta la notte; l’indomani era alla presa del Louvre e delle Tuilleries. Dopo la vittoria del popolo, Escousse non disse nulla dei pericoli che aveva affrontato, e anche se povero e senza appoggi non volle mai mandare domanda di assistenza alla Commission des ricompense nationales.
A diciannove anni mise volontariamente fine ad una esistenza che prometteva di essere tanto bella e così feconda.

Il suicidio

[Il testo è una canzone di sette stanze con schema metrico ABABCDDCYY che ho cerato di tradurre mantenendo dove possibile se non il metro almeno rime o assonanze, dunque mi si perdoneranno le sbavature, le imprecisioni o, talvolta, le interpretazioni libere di certe immagini poetiche tradotte non letteralmente ma cercando semmai di mantenere il risultato o l’effetto che mi sono immaginato volesse ottenere il suo autore]

Qui! Morti entrambi! In questa stanza chiusa
In cui il carbone esala ancora il suo vapore!
La loro vita, ahimè! Si era appena schiusa.
Che terribile suicidio! O quale triste oggetto di stupore!
Avranno pensato: il mondo è alla deriva:
impallidisce l’ammiraglio e tutti i marinari.
Vascello antico salpato in ogni condizion dei mari,
s’è inabissato: ma noi andiamo raggiungiam la riva.
E verso il cielo si aprono il cammino,
Sono partiti insieme e camminano vicino.

Poveri figli! L’eco canticchia ancora
La melodia che vi cullava il primo sonno.
Se qualche nebbia oscurava la vostra aurora,
gli dicevate, aspettiamo il giorno.
Loro rispondevano: cosa importa che questo limo
Vada a nutrire campi che abbiamo già battuto!
Non abbiamo niente: né alberi né fiori né raccolto.
Il sole è forse per noi che ancora s’alza al mattino?
E verso il cielo si aprono il cammino,
Sono partiti insieme e camminano vicino.

Poveri figli! Calunniare la vita!
Gli anziani lo fanno per giuoco.
Viene a svuotar l’anima questa ferita,
ed in quel vuoto, l’amore non lo vedete in nessun luogo?
Loro rispondevano: è il sogno di un cherubino.
L’amore! Invano la nostra voce l’ha cantato.
Di tutto quel suo culto solo un altare ci è restato;
l’abbiamo toccato? Era di fango e non divino.
E verso il cielo si aprono il cammino,
Sono partiti insieme e camminano vicino.

Poveri figli! Ma misero le ali,
Aquile un giorno, voi ve ne andrete, lontano dal nido,
sfidando le folgori e superando i temporali,
la gloria sulla fronte, per far di voi un mito.
Loro rispondevano: l’alloro fa presto a diventar di cenere,
Genero che l’invidia piace gettare al vento;
e il nostro volo montato tanto in alto,
ogni volta che l’avremo accanto ci toccherà di ricadere.
E verso il cielo si aprono il cammino,
Sono partiti insieme e camminano vicino.

Poveri figli! Quale dolore amaro
Non si placa coll’aver tutti doveri assolti?
Nella patria alcuni trovano riparo,
nelle pieghe della sua bandiera avvolti.
Loro rispondevano: questa bandiera che è di scorta
Al tetto del maggiore, lo protegge addormentato;
ma il soldato, di sangue nemico macchiato,
veglia e muore di fame a guardar la porta.
E verso il cielo si aprono il cammino,
Sono partiti insieme e camminano vicino.

Poveri figli! Di un fantasma funebre
Qualche nutrice vi ha fatto il racconto.
Ma dio splende attraverso le nostre tenebre;
e la sua voce di padre vi calma il pianto.
Ah! Diranno loro, seguiamo questa strada di fuoco.
Non aspettiamo, dio, che il tuo nome trionfante,
gridato all’improvviso come quello di un passante,
lettera dopo lettera, al nostro nome preferisca il vuoto.
E verso il cielo si aprono il cammino,
Sono partiti insieme e camminano vicino.

Dio creatore, perdona la loro demenza.
Hanno fatto eco alla loro stessa voce,
non sapendo che per noi l’esistenza
è una feroce gigantesca croce.
Manca all’umanità un Santo apostolo
che dica loro: figlioli, seguite le sue leggi.
Amare, amare, e far del bene per se stessi;
farsi amare e fare bene ad ogni uomo.
E verso il cielo si aprono il cammino,
Sono partiti insieme e camminano vicino.

Escousse et Lebras in Mémoires sur Béranger, recuellis et mis en ordre par Savinien Lapointe

“Nessuno, fino ai suoi ultimi momenti, ha amato maggiormente la giovinezza, né ha maggiormente manifestato interesse ed incoraggiamenti. Mi parlò un giorno degli infelici Escousse e Lebras. Aveva poco conosciuto quest’ultimo; ma non riusciva a parlare di Escousse senza una specie di commozione. All’indomani del successo di Farruck le maure, Béranger gli disse, per mettere il ragazzo in guardia dall’orgoglio che chiude tutte le porte allo sviluppo del talento: “Ah bene! Spero che non vi crediate un grand’uomo, almeno? Si vede, del resto, dalla lettera che Escousse scrisse prima di morire, la venerazione che aveva nei confronti di Béranger. Il mio maestro mi ha anche detto: “Escousse è morto con la convinzione di aver esaurito il suo talento. È la disperazione della sua impotenza che lo ha fatto suicidare”.

(Fonti: Oeuvres complètes de Béranger, Paris, H. Fournier, 1839, vol. III, pp. 115-117; Mémoires sur Béranger, recuellis et mis en ordre par Savinien Lapointe, Paris, Librairie moderne Gustave Havard éditeur, 1858, pp. 106-107)


Il Dossier Auguste/Lebras nella versione essenziale dei soli documenti da me individuati e tradotti, e corredati solo di una brevissima premessa o, quando necessario, di un'altrettanto breve contestualizzazione, è disponibile in formato pdf nel seguente link ( Dossier Escousse/Lebras pdf ) o nella bacheca I quaderni del letterato Franz Laszlo Melas della home page.

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