Il nome di Edward Lear mi
era giunto alle orecchie da due opposte fonti. Un “bassa”, se
proprio si vuol continuare a delegittimare la cultura popolare, e una
più classicamente letteraria. La prima, quella popolare, fu il testo
di una canzone di Syd Barrett. Testo tratto da una poesia di Lear.
L’altra fonte fu, invece, una mia ricerca su alcune forme metriche
popolari o caratteristiche di specifiche aree geografiche, tramite la
quale venni a conoscenza del Limerick, particolare tipo di
composizione poetica di cui Edward Lear viene riconosciuto come il
maggiore interprete.
Ma cosa è limerick? Il
limerick è una breve composizione poetica caratterizzata da una
ritmica semplice, infantile, assimilabile alla filastrocca, dal
contenuto non-sense, scritto perlopiù a scopo umoristico. La
struttura metrica, però, ha delle regole ferree.
Il limerick si compone di
5 versi, rima AABBA, in cui i primi due e l’ultimo verso hanno tre
piedi (contengono quindi tre accenti) mentre il terzo e il quarto
verso hanno due piedi (quindi due accenti).
Inoltre il limerick
presenta queste caratteristiche:
1° verso: descrive il
personaggio e la sua provenienza
2° verso: illustra una
caratteristica bizzarra del personaggio
3° verso: contiene
l’azione del personaggio
4° verso: contiene la
prosecuzione dell’azione
5° verso: ripete le
parole del primo verso aggiungendo un aggettivo bizzarro riferito al
personaggio
Ecco un esempio tratto dal Book of nonsense di Edward Lear:
There was an
old man of Kilkenny
Who never
had more that a penny
He spent all
that money
In onions
and honey
That wayward
old man of Kilkenny
C’era un vecchio
signore di Kilkenny
Altro non aveva che un
penny
Spese quei
quattrini
In cipolle e zuccherini
L’ostinato vecchio
signore di Kilkenny
Questo semplice esempio
(semplice perché ho tradotto mantenendo la forma originale del primo
gruppo di rime (Kilkenny/penny) e nemmeno tenuto in considerazione gli accenti, mostra con chiarezza quali potrebbero
essere i problemi di traduzione.
Una recente traduzione ad
opera di Francesca Cosi e Alessandra Repossi è stata presentata
dalle due traduttrici con un articolo sulle traduzioni italiane dei
Limerick di Edward Lear. In particolare si fa riferimento alle due
traduzioni di Carlo Izzo (traduzione del 1935 ma riproposta da una
recente edizione Einaudi) e di Ottavio Fatica (edizione Einaudi anche
questa). Il problema primario è quello di tradurre le località
straniere quasi sempre terminanti con sillabe impossibili da rimare
in italiano. Due le soluzioni trovate. Izzo ha tradotto il nome di
queste località con quello di luoghi italiani poco conosciuti o del
tutto inventati. Mentre Fatica ha scelto di tradurre solo quei
limerick il cui primo verso terminava con luoghi rimabili in
italiano. Un secondo problema è l’aderenza al testo difficile da
mantenere senza snaturare il ritmo del componimento. Izzo infatti
predilige una traduzione letterale a scapito del ritmo. Meno
letterale è, invece, la traduzione di Fatica che predilige la
struttura ritmica del testo.
Di fatto, trattandosi di
testi dal contenuto umoristico e non-sense, credo che la
caratteristica fondamentale da salvaguardare per non snaturare il
testo originale siano proprio il ritmo e le caratteristiche
strutturali del componimento.
Principio adottato anche
nella traduzione realizzata da Cosi e Repossi le quali hanno tradotto
in italiano i nomi delle località straniere impossibili da rimare ma contrariamente a Izzo hanno privilegiato località
conosciute e rinomate.
La caratteristica dei
limerick è l’essere accompagnati da illustrazioni che nel caso di
Lear è lui stesso a realizzare. Lear, infatti, più che poeta, è
essenzialmente illustratore.
Il termine limerick ha
radici oscure, né si sa con esattezza quando cominciò a designare
questo tipo di componimento. Sappiamo però quali sono i primi libri
a stampa che riproducono versi non-sense con la struttura del
limerick accompagnati da illustrazioni.
Il primo libro a stampa che riroduce dei versi non-sense fu: The History of Sixteen Wonderful Old Women, illustrated by as many engravings:
exhibiting their Principal Eccentricities and Amusements. L'opera fu pubblicata da "John Harris and Son", editore-libraio "at the corner of St. Paul's Church-Yard", nel 1820. Sia i versi che i disegni sono di autore sconosciuto.
There was an Old woman of Bath,
And she was as thin as a Lath,
She was brown as a berry,
With a Nose like a Cherry;
This skinny Old Woman of Bath
And she was as thin as a Lath,
She was brown as a berry,
With a Nose like a Cherry;
This skinny Old Woman of Bath
C'era una vecchia signora di Biella
che era sottile come una listella,
marrone come una nocciola,
il naso sembrava una visciola;
Questa smilza vecchia signora di Biella.
marrone come una nocciola,
il naso sembrava una visciola;
Questa smilza vecchia signora di Biella.
[anche questa è una mia traduzione piuttosto libera ma efficace, credo]
Già nel 1821 compare un nuovo libro di poesie non-sense pubblicato ad opera del diretto concorrente di John Harris nella pubblicazione di libri per bambini, tal John Marshall. Il libro, Anecdotes and Adventures of Fifteen Gentlemen, ha per autore un certo Richard Scrafton Sharpe, un droghiere, mentre le illustrazioni erano di Robert Cruikshank. A questo, lo stesso editore fece seguire,
Anecdotes and Adventures of Fifteen Young Ladies, ad opera dello stesso paroliere, Richard Scrafton Sharpe, mentre le illustrazioni furono realizzate dal fratello di Robert, tal George Cruikshank.
A butcher there was at Athlone,
Whom a beggar once ask'd for a bone;
But he drove him away
With a blow of his tray
O! his heart was as hard as a stone.
C'era un macellaio che viveva a Patrasso,
al quale un pezzente aveva chiesto un osso;
lo cacciò via in grande fretta
Con un colpo di vaschetta
Oh! il suo cuore era duro come un sasso.
al quale un pezzente aveva chiesto un osso;
lo cacciò via in grande fretta
Con un colpo di vaschetta
Oh! il suo cuore era duro come un sasso.
[anche questa è una mia traduzione]
Ad ogni modo il limerick
è rimasto legato al nome di Lear che ne fu il più importante
interprete. Il limerick, inoltre, spesso è presente nelle tradizioni popolari
locali, ed ha avuto anche delle varianti scurrili. Una di queste è
la serie di limerick che iniziano con “There once was a man from
Nantucket”; formula ancora oggi usata in contesti goliardici visto
che le caratteristiche dell’uomo di Nantucket sono una iperattività
sessuale e un’appariscente dote priapesca.
Alcune versioni di varianti licenziose di limericks si trovano in un
edizione del 1927 intitolata “Immortalia: An Anthology of American
Ballads, Sailors' Songs, Cowboy Songs, College Songs, Parodies,
Limericks, and other humorous verses and doggerel". (qui il link al testo originale)
Per capire quanto il
limerick licenzioso sia famoso negli ambienti goliardici dei paesi
anglosassoni si può citare anche la scena del film Solaris di
Soderbergh in cui il protagonista vuole impressionare una ragazza
esibendo la sua conoscenza di Dylan Thomas ma quando la ragazza gli
chiede la sua poesia preferita lui dice che una delle poesie più
famose di Thomas comincia con “There once was a man from
Nantucket”.
I limerick, e non solo,
di Edward Lear, quantomeno nella versione originale, sono facilmente
reperibili sia scaricandoli o leggendoli nel sito Progetto Gutenberg, sia in questo ben curato sito di un amatore di Lear
(qui il link) nel quale trovate anche le versioni digitali di altre opere (sia
scritte che illustrate ) da Lear.
Io li trovo, i limericks, personalmente notevoli, anche per quella capacità che hanno di descrivere una realtà che spesso rimaneva fuori dalla letteratura colta e quindi per quello che riescono a dirci di un'epoca, quella vittoriana, e di quegli ambienti aristocratici i quali ozi ci vengono raccontanti dalle opere di Lear, che (non lo abbiamo detto) suo malgrado li frequentava. Lear ad esempio fu anche maestro di disegno della regina Vitttoria, anche se da questo mondo cercò sempre di fuggire sia con l'irriverenza popolare dei suoi limerickss, sia con i lunghi viaggi che lo portarono anche nelle più remote zone della Sicilia (fino alla piccolissima Ispica da lui appuntata come "Ipsica", che visita nel giugno del 1847). Si deve sapere che in questa piccola cittadina sicula si trova un antico villaggio (neolitico se non mi sbaglio) le cui grotte sono state abitate fino a non molti decenni fa. Infatti la feroce ironia di Lear dipinge questi abitanti descrivendoli come Trogloditi e come tali li disegna:
Ipsica. June 8, 1847. P. & L. visit the only remaining family of Troglodytes now existing, and are introduced by the Paternal Trog to his family |
Ipsica. June 8, 1847 L. nurses an infant Troglodyte. |
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