Pagine

Los terricolas - Una poesia di Jorge Carrera Andrade

Los terricolas è una poesia di Jorge Carrera Andrade (Quito, 18 settembre 1902 – Quito, 9 novembre 1978), tratta dalla raccolta Hombre planetario pubblicata a Bogotà nel 1959.
La traduzione, tolta qualche mio intervento, è tratta da Jorge Carrera Andrade: antologia lirica, a cura di Giuseppe Bellini, Milano, Accademia editori, 1970. 







I terricoli

Vi dico: il nostro secolo è favoloso.
Crepuscolo dell'Uomo
assediato da migliaia di terricoli
senza occhi per vedere nuvole o fiori,
nutriti solo d'oro,
incapaci di ascoltare la musica del mondo,
apprendisti o larve dell'Automa accanto.

Terricoli che sotterrano le statue,
che murano i libri,
che gettano in mare le chiavi del pianeta,
che disconoscono il giglio,
che vendono ogni cosa, anche il chiaro di luna,
che proclamano lo strangolamento mondiale dei cigni
come materia prima per una nuova industria.

Terricoli uguali nei gesti e nel vestiario
e dentro vuoti,
che negano il sole, esseri d'ombra,
falangi dello sbadiglio e dell'oblio,
sollevazione immensa
contro l'Uomo e il suo mondo di amore e meraviglia
per instaurare il regno delle Parole Vuote.

Il regno dei cieli con macchine volanti,
il regno delle musiche meccaniche
e delle Case tutte Uguali
- tombe smisurate di piani e di finestre -
il Regno Sordomuto
obbediente a segnali e cifre luminose,
vespe palpitanti dei muri.

Non esistono sorgenti
nella Città Terricola.
In dimore di vetro
eterna vi abita la sete.
La sete che in torrenti di automobili fugge
verso costellazioni di neon e ritorna
nel suo giro mortale d'insetti e di colori.

Oh secolo favoloso!
Il pianeta contempla l'agonia
degli ultimi uomini
incalzati senza fine dai terricoli
dinamici, identici
che avanzano facendo fosse comuni di quadri e di libri,
fortezza finale dei sogni umani.

Nessun commento:

Posta un commento