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Abiku - John Pepper Clark


John Pepper Clark è un poeta nigeriano. Come di tanti altri poeti africani non esistono edizioni italiane dei suoi versi. Nel 1991 la Howard University di Washington ha pubblicata in quattro volumi gran parte delle sue poesie e dei suoi lavori teatrali.

Vi posto la traduzione italiana di una sua poesia intitolata Abiku.
Con il termine Abiku, in lingua Yoruba, si intende letteralmente "predestinato alla morte" e ci si riferisce ai bambini morti prima di raggiungere la pubertà e allo spirito che ne ha causato la morte.
A seguire una breve, ma necessaria analisi della lirica. Ecco la poesia.

Abiku

Vanno e vengono molte stagioni,
non rimanere là fuori appeso al baobab,
segui fin dove ti piace gli spiriti a cui appartieni
se qua dentro non ti pare grande abbastanza.
E' vero, ci sgocciola dal tetto
quando la piena supera gli argini ,
e i pipistrelli e i gufi
spesso strillano di notte attraverso la grondaia,
e, quando soffia l'harmattan, i bamboo delle pareti
sono stoppini necessari al fuoco
per essiccare i peschi sulla griglia.
Eppure, è stato un posto sano
per parecchie dita, per i molti
che sono cresciuti fino a diventare alti.
Non temporeggiare più, dunque, sulla soglia
ma entra e restaci
per bene. Conosciamo le ferite da coltello
tagliato giù lungo la tua schiena e poi in fronte
come il muso dei pescispada,
ed entrambe le orecchie, segnate
come i servi di questa casa,
sono tutte le reliquie della tua prima vita.
Infine entra, entra e restaci
perché il suo corpo è stanco,
stanco, il latte rancidisce
dove molte più bocche le rallegrano il cuore.

[Per comprendere questi versi bisogna tenere in considerazione innanzitutto l'alto tasso di mortalità infantile dei paesi africani. L'abiku, a cui si rivolge il poeta, è, come già deto, un bambino "predestinato alla morte" che secondo la tradizione Yoruba è destinato a rinascere e morire, come lasciano intuire "le molte stagioni" del primo verso. Il poeta si rivolge all'abiku e lo invita a decidere se rimanere nel regno dei vivi o se restare in quello dei morti. Il Baobab in molti popoli africani, infatti, è il luogo in cui dimorano gli spiriti. Successivamente viene descritta una umilissima dimora dove, nonostante tutto, sono nati e cresciuti molti bambini. L'abiku è segnato poiché un'altra tradizione africana è quella di fare dei tagli  alle orecchie dei bambini morti poiché si crede, così, di riuscire a riconoscerli quando rinasceranno. Ma ora, dice il poeta, l'abiku deve decidere se entrare in casa, nel mondo dei vivi, per restarci, in quanto la madre che lo aspetta è stanca di attenderlo e il latte a lui destinato è diventato rancido mentre di quello stesso latte si sono già nutrite molte altre bocche, quelle degli altri figli che ora rallegrano il cuore della donna.]

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