Tristan Corbière - Un giovane che se ne va
Un jeune qui s'en va (qui il testo originale)
Tratto da Les amoures jaunes
_________________________________Morire
Oh la primavera! - Vorrei pascolare!...
E' buffo non vi pare? I moribondi
fanno sempre spalancare le finestre,
gelosi della loro porzione di bel tempo!
Oh la primavera! Voglio scrivere!
Dammi la mia cicca di matita
- la mia cicca di matita è la mia lira -
e - là - io mi sento una saetta.
Presto! Ho visto, nel mio delirio,
venire a mangiarmi dalla mano
la gloria, vogliosa di leggere i miei versi!
- La Gloria non aspetta. -
Sul tuo braccio sorreggi il tuo poeta,
tu, sua Musa, al tempo che cantava,
suo Sorriso al tempo della morte,
e Festa... quando c'erano le feste.
Sultana, porta un poco la mia pipa
turca, decorata di finti zaffiri,
quella che va bene per il mio tipo...
e ridi! abbiamo finito di morire;
e vieni sul mio letto di ammalato;
impedisci alla morte di toccarlo,
di portar via questo fanciullo ombroso
che non vuole andarsi a coricare.
Non piangere più, - sono uno sciocco -
vedi: il mio lenzuolo non è una sindone...
cantavo quelle cose per me solo...
il vuoto ora mi ronza nella testa...
Ritorna sul muro,
- là – lo schizzo – un ritratto di te.
Lui malgrado il mio occhio ubriaco s'affanna
sulla tela... era di me.
Sento – calabrone della febbre -
arrivarmi una ninna-nanna:
“sento la volpe, sento la lepre,
sento la lepre e il lupo che canta.”
Bene! Avremo una stanzetta
fresca, a carta blu rigata;
con un vero letto onesto
per noi, a baldacchino... e già pagato!
E ce ne andremo per la prateria
a pescare insieme
oppure a morire per la patria! …
- lo sai, faccio quello che vuoi.
… e poi avremo vestiti nuovi,
saremo ricchi a palate
dopo che avrò rivisto le mie bozze!
- per vivere, bisogna pure lavorare...
No! Morire …
___________Era bella la vita
con te, ma ora più niente...
a me i pompon d'immortale
dei grandi poeti che ho letto!
A me Miosotide! Foglie morte
di giovane malato a passo lento!
Ricordo di sé... Che si porta dietro
credendo di lasciarlo – sovente!
- Decesso: Rolla: - l'accademia.
Murger, Baudelaire: - ospedale, -
Lamarine: - nel perdere la vita
di sua figlia, in strofe mica male...
Dolce sacrestano, dolente in sottana,
armonioso tronco di falciati,
inventore della lacrima stampata
lacrimatoio di abbonati!...
Moreau – scordavo – Egesippo,
creatore dell'arte-ospedale...
poi, ho la tisi in antipatia;
non è più nemmeno originale.
E ancora Escousse morto nell'estasi
di se stesso; morto tisico d'orgoglio.
Gilbert: tisi e parafrasi
- repressa, nel suo piangersi addosso.
- Un altro incompreso: Lacernaire,
verseggiatore dilettante
dal gusto anti-tubecolitico,
con Sanson per editore.
- Lord Byron, gentiluomo-vampiro,
isterico del tenebroso;
inglese secco, spezzato dal suo riso,
il suo nobile riso di lebbroso.
- Hugo: l'uomo apocalittico,
L'uomo-ceci-tura-cela,
muore, guarda nazionale epica!
Ne rimane solo uno – quello là -
Poi... un mucchio di amanti della luna,
poco più morti di quanto non siano stati vivi,
che cambiavano di fossa comune
senza un discorso, senza uno scudo!
Li ho visti morire!... e questo cigno
sotto il coltello del cuciniere
- Chénier … - sento – brutto segno! -
Una punta d'invidia. - o arte!
Arte! Arte di morire...
Basta, ho finito di studiare.
Arte: mettersi in rima il finire!...
è questione di abitudine.
Ma no, la poesia è: vivere,
annoiarsi ancora, e soffrire
per te, padrona! E per il mio libro;
è li che dorme.
___________________ - no: morire!
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Sentire sulle mia labbra disseccate
il tuo ultimo bacio screpolarsi,
la morte mi culla nelle tue braccia...
spogliarmi della vita! …
Charenton. - Aprile.
[La traduzione è di Franco Cavallo ma qua e là mi sono permesso di apportare delle modifiche anche sostanziali.]
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