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Appendice poetica a Osip Mandel'stam: una libertà che spaventa!


Poesie tratte da: Osip Mandel'stam, Ottanta poesie, a cura di Remo Faccani, Torino, Einaudi, 2009









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Io aborrisco la luce
degli astri così monotoni.
Salve, mia estasi antica, -
slancio di torre gotica!

Pietra, diventa pizzo,
mutati in ragnatela:
esile guglia, infilza
il petto cavo del cielo

verrà il giorno che aspetto -
mi sento un'apertura alare.
Ma il vivo dardo del pensiero
troverà il suo bersaglio?

Se no, tornerò dov'ero,
conclusi viaggio e tempo:
là – amare non potevo,
qui – amare mi spaventa...

1912

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La bella vita ormai ci ha reso folli:
vino già al mattino e la sera mal di testa.
La tua vana allegria, tenera peste, [la versione originale con “peste sbronza” fu rifiutata dalla censura]
freneremo, e il tuo acceso colorito?

Strette di mano a celebrare un rito
che strazia; nelle vie baci notturni,
mentre l'onda si fa greve nel fiume
e ardono come fiaccole i lampioni.

Lupo da fiaba è la morte per noi,
e morirà prima di tutti, io temo,
colui che ha labbra di un vermiglio inquieto
e una frangetta spiovente sopra gli occhi.

Novembre 1913

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Noi ci rincontreremo a Pietroburgo,
quasi avessimo li sepolto il sole,
per la prima volta la parola
sul labbro ci verrà beata, assurda.
Nel nero velluto della notte sovietica,
nel velluto del vuoto dell'universo,
cantano sempre i cari occhi di donne beate,
sbocciano sempre fiori che non hanno morte.

La città come un gatto selvatico inarcata,
sul ponte sta di guardia una pattuglia;
solo un'auto maligna sfreccerà
con un grido da cuculo nel buio.
Non ho bisogni del lasciapassare
notturno, io non temo sentinelle:
alla parola che è beata, assurda
nella notte sovietica dedicherò la mia preghiera.

Sono un lieve fruscio del sottopalco
e lo stupido “ah” di una ragazza,
e un subisso di rose
Cipride tra le braccia.
Ora ci scaldiamo di noia ad un falò;
passeranno i secoli, le ere,
e care mani di donne beate
raccoglieranno ceneri fini.

Dolci cori di Orfeo in qualche luogo,
e scure amate pupille, e dal loggione
le piccole colombe dei programmi
calano sopra un aiuola di poltrone.
D'accordo: spegni i nostri candelabri;
dentro il nero velluto dell'universo
cantano sempre le erte spalle di donne beate,
ma non potrai mai contemplare quel sole a mezzanotte.

1920-1927

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Quando, una volta distrutto l'abbozzo,
con zelo tieni in saldo nella mente
un periodo preciso, senza glosse,
stagliato nell'oscurità dei tuoi pensieri,
e lui, strizzando gli occhi, si tiene saldo
nella trazione del suo impulso vero,
ecco, lui sta esattamente alla carta
come una guglia al vuoto cielo.

Novembre 1933-gennaio 1934

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