Pagine

domenica 13 ottobre 2013

Rose da Proust (la corrispondenza tra André Gide e Marcel Proust)


Nel 1912 Marcel Prosut si vide rifiutare, dalla casa editrice Gallimard, la pubblicazione della prima parte della sua Recherche. Responsabile di quel clamoroso rifiuto fu André Gide che, qualche anno più tardi, proprio in virtù di quel rifiuto, ebbe modo di iniziare una commovente corrispondenza con Proust.

Nel gennaio del 1914 così gli scriveva:
"Da qualche giorno non lascio più il vostro libro [...] Perché deve essermi così doloroso amarlo tanto? Aver rifiutato questo libro rimarra il più grave errore della N.R.F. e uno dei rimpianti, dei rimorsi più cocenti della mia vita."
Gide confessa di avervi dato una lettura distratta, una lettura condizionata da un pregiudizion o da una cattiva impressionde che si era fatta di Proust "dopo pochi incontri in società". Ecco infatti cosa pensava di Proust:
"Uno snob, un mondano dilettante, quanto di più molesto potesse esserci per la nostra rivista. E il ggesto, che comprendo così bene oggi, di aiutarci a pubblicare questo libro, che avrei trovato affascinante se me lo fossi chiarito bene, non ha fatto, ahimè! che radicarmi in quell'errore. Non avevo a disposizione che uno solo dei quaderni del vostro libro, che aprì con mano distratta..."
La prima missiva di risposta da parte di Proust è datata 12 o 13 gennaio 1914:
"Mio caro Gide,

ho più volte sperimentato che taluni grandi gioie hanno come condizione di esser prima stati privati di una gioia di qualità inferiore, che meritavamo, e senza desiderio della quale non avremmo mai potuto conoscere l'altra gioia, la più bella. Senza il rifiuto, senza i rifiuti ripetuti della N.R.F., non avrei ricevuto la vostra lettera."
Più avanti, in quella stessa lettera Proust racconta di aver confortato il signor Copeau, augurandogli buona fortuna per il suo teatro, pressappoco con queste parole: 
"Ma le resistenze che incontrerete, da parte di persone che non possono comprendere il vostro sforzo, saranno meno crudeli per voi di quelle che provo io, da parte di persone che dovrebbero comprendere il mio."
Ovvio che si riferisca a Gide e al suo rifiuto di pubblicare la Recherche. Infatti, ancora più avanti scrive:
"Ora, per essere veramente sincero, quel piccolo piacere che mi ha fatto decidere all'improvviso di compiere, malato com'ero, quegli assurdi passi con il signor Gallimard, e poi di perseverare,  ecc., fu, me ne ricordo molto bene, il piacere di essere letto da voi. Mi dicevo: Se la N.R.F. mi pubblica, è molto probabile che egli mi legga."

Le lettere successive, colonna dopo colonna, contribuiscono ad innalzare l'enorme mole dello spirito di Proust. La sua, a mio parere, immensa caratura morale. La sua delicatezza di modi e la sua eleganza nella prosa. 
Per farla breve, la vicenda di interesse pubblico riguarda l'interesse della N.R.F. di pubblicare la Recherche, opera il cui primo volume era stato pubblicato da Grasset. Proust pur non avendo contratti d'esclusiva con Grasset, e pur ambendo alla prestigiosa pubblicazione da parte di Gallimard, non vuole agire scorrettamente, o anche solo essere poco gentile.

Qualche mese dopo, però, Proust scriverà a Grasset, lamentandosi di alcune defezioni dell'editore e in una lettera dell'aprile 1914 così ne scrive a Gide:
"Mi ha risposto con un discorso inutile in cui, tuttavia, alla fine sembrava appellarsi ai termini commerciali del contratto in un modo che mi ha un po' ferito. Gliel'ho fatto presente nella mia replica. Allora è accaduto ciò che temevo maggiormente, perché io sono disarmato contro la gentilezza. Mi ha scritto che potevo fare ciò che ritenevo opportuno, che mi scioglieva da ogni contratto."
Il resto è storia. Cioò che più interessa, ad ogni modo è la sottigliezza e la delicatezza dei pensieri e dei ragionamenti di Proust. I gesti gratuiti della sua anima priva di volgarità.
Nel marzo del 1914 rispondeva ad una lettera di Gide scrivendo:
"Caro amico,
mi consegnano ora la vostra lettera. Ascoltate voi mi dite che in questo momento avete un grande dispiacere. Ora, voglio dirvi questo. Io sono la persona meno curiosa e meno indiscreta che ci sia. Quando qualcuno vuole farmi una confidenza, se posso lo interrompo. Tuttavia, io così impotente a ottenere qualcosa per me, a evitarmi il minimo male, sono stato dotato (e certamente è il mio unico dono) del potere di procurare la felicità agli altri, di evitare loro dei dolori, e questo assai di frequente. Ho riconciliato non soltanto avversari ma persino amanti..."
Senza data ma anche questo indirizzato a Gide è, invece, un biglietto, che accompagnava un mazzo di rose comprate da Lachaume,sul quale si leggeva:
" - Se mi parli di tormento,
di speranze disilluse,
andrò a coglierti soltanto
rose piene di rugiada. -

                    (Villiers de l'Isle-Adam)


Siete ancora così triste?
                                  Vostro
                                         Marcel Proust"

Nessun commento:

Posta un commento