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Yahia Lababidi: every word is a cosmos…



Yahia Lababidi, nato nel 1973, è un pensatore e poeta americano di origini egiziane/libanesi. Il suo primo libro, Signposts to Elsewhere, pubblicato nel dicembre 2006, ha ricevuto recensioni generose da rinomati poeti statunitensi. Inoltre, gli scritti di Lababidi sono presenti nella Enciclopedia degli aforisti del Mondo, edita da Time (Europe) a cura di James Geary. Yahia Lababidi, infatti, è uno dei più promettenti aforisti americani contemporanei.
Per ulteriori informazioni su questo aspetto dell’opera di Lababidi rimando all’interessantissimo www.aforisticamente.com ed in particolare ai due articoli che lo riguardano (Intervista a Yahia Lababidi - Yahia Lababidi, Signposts to Elsewhere).

Nel secondo link trovate anche una traduzione di molti suoi aforismi, ragion per cui mi limito a postare solo alcune mie traduzioni di aforismi non già tradotti in italiano e soprattutto alcune sue poesie che, contrariamente ai suoi aforismi, sono meno conosciute in Italia.

Aforismi

C’è solo una maniera di vivere contro la propria natura: infelicemente.
There is only one way to live against one’s own nature: unhappily.

Moralismo: permettere agli altri di comportarsi solo come noi ci comportiamo, quando ci comportiamo bene.
Morality: permitting others to behave only as we behave, when we behave.


Il rispetto per gli anziani è un’altra forma del rispetto per la vita.
Respect for our elders is another form of respect for life.
 

L’aspetto disdicevole dell’insicurezza è quanto caro ogni altro deve pagarne le conseguenze.
The regrettable thing about insecurity is how dearly everyone else must pay for it.

Il singolare fatto universale è il vero dell’arte.
The personal made universal is art’s truth.

Ambiguità: il figlio bastardo della Creatività e della Codardia.
Ambiguity: the bastard child of Creativity and Cowardice.

Ciò che consideriamo eccentrico in questo mondo è un luogocomune in un altro mondo.
What is considered eccentric in this world is commonplace in another.

Speranza: il rifiuto ad accettare le cose così come sono.
Hope: the refusal to accept things as they are.

Guerra: l’effetto collaterale del nazionalismo.
War: the side effect of nationalism.

Ogni persona è un esempio per qualcuno; solo poche lo sono per tutti.
Every person is an example for someone else; only a few are examples for all.

L’indignazione morale è per gli Esseri Ideali, non per gli esseri umani.
Moral indignation is for Ideal Beings, not human beings.

Senza la generosità dei poveri, i ricchi perirebbero di certo.
Without the generosity of the poor, the rich would surely perish.

La più ingannevole maschera della morte? La vita.
Death’s most deceptive mask? Life.

Tutto è destinato a passare, se non lo facciamo noi per primi.
All must pass, if we do not first.

Le scuse: il primo rifugio del fallimento.
Excuses: the first refuge of the failure.

Vegetarianismo: la virtù dei misantropi*.
Vegetarianism: the virtue of the misanthropic.

*[Su questo aforisma vi invito a leggere il post: Il vostro numero è già un crimine (Alcune considerazioni sulle implicazioni etiche e pratiche del vegetarianismo nella società contemporanea)]
 

Poesie*
*I testi qui tradotti sono tratti da www.famouspoetsandpoems.com



All’alba

Ci sono ore in cui ogni cosa scrocchia

quando le sedie si sgranchiscono le braccia, i tavoli le gambe
e agli armadi si crepano le spalle, incautamente 

Stanchi della fantasia imbrigliata
di dover stare fermi
e starsene nei loro posti assegnati


Così gli uomini, al lavoro, o in amore
conoscono tali pene e i dolori della crescita
quando i loro arredi interiori con aria di sfida iniziano a spostarsi


Tanto decisamente, e impercettibilmente, come fanno i continenti
qualcosa si estenderà, esalerà l’ultimo respiro o andrà in rovina
e tutto il resto dovrà essere riconsiderato


Un’alba inquieta, incapace di reprimere la smania

del nostro spirito vagabondo, con una pesante porta socchiusa
semi-deliberatamente e una nuova luce a tormentarci


Alcuni pezzi di immobilità finalmente se ne andranno
improvvisamente agili sugli arti di legno
veloci come un cavallo, in fuga dalla scuderia.


Le parole 


Le parole sono come giorni:
libri da colorare o borseggiatori,
pannelli o tiragraffi,
fachiri sui carboni ardenti. 


Certe parole devono essere guadagnate
proprio come le emozioni sono sofferte
prima che possano essere pronunciate
- limpide come una promessa mantenuta. 


Parole come testimoni
che testimoniano le loro verità
squallide o rarefatte
inevitabili, inconfutabili. 


Ma le parole non devono portare
più di quello che possono
non è un bene per la loro schiena
o per la loro reputazione. 


Perché, sia che balli da sola
o con un partner invisibile,
ogni parola è un cosmo
che dissolve l'inarticolato



Cosa sognano gli animali?
 

Sognano di vite passate e di sogni non vissuti
indicibilmente umani o incredibilmente animaleschi?

Si struggono nei loro sonni ad acchiappare
ciò che è troppo scivoloso per le dita del giorno?

Ci sono impercettibili allusioni notturne

a illuminare le loro ore non sognanti?

Sono ossessionati dai fantasmi del passato
e visitano i loro morti in segno di indolente gratitudine?

O sono rivisitati dalle loro colpe
trascritte in geroglifici seducenti?

Ripercorrono la sagoma delle loro ferite
o sognano di diventare altro da loro?

Si danno da fare su nodi ostinati
di desideri inassimilabili e aspirazioni frustrate?

Ci sono agitazioni, sconvolgimenti o ammutinamenti
contro la percezione di loro stessi o del destino?

Sono privi di forza e di debolezza particolari
il cavallo, i cervi, gli uccelli, la capra, il serpente, l’agnello od il leone?

Non sono né animali né umani
ma creature ed Esseri?

Hanno momenti sacri di comprensione
immersi nella sede della loro entità?

Fanno esperienza della loro esistenza più pienamente
sollevati dell'onere della veglia?

Non sospettano, con i poeti, che tutto ciò che vediamo o sentiamo
non è che un sogno dentro un sogno?

O è solo un piccolo morire
un piccolo assaggio di nulla che gli si addensa fra le labbra? 



L’arte di cavalcare la tempesta 

Non riuscivo a decifrare l'enigma vivente del mio corpo
metterlo a dormire quando aveva fame, e ingozzarlo
quando veniva il tempo di sognare 


Sono quasi soffocato sulla lingua biforcuta del mio spirito
tra il reale e l'ideale, respingendo l’uno
e venendo respinto dall'altro  


Non ho ancora imparato l'arte di cavalcare la tempesta
senza orecchie per afferrare i venti ululanti
o senz’occhi per le onde rollanti 


Sempre il tempo mi coglie alla sprovvista, sconcertato
da mappe, bussola, le stelle e tutto l'apparato
di cuscinetti o segnali di allarme 


Stringendomi ai legni alla deriva, gli occhi serrati, tremo
sperando che la notte sgangherata passi e che mi ricordi
come un tempo facevo scudo alla mia fiamma.



A Sylvia Plath 


Da sonnambula ha preparato la colazione
per i suoi ancora sognanti bimbi, prima della
rottura veloce, per soddisfare il suo appetito


bisognoso di nessun fuoco, è lei la divorante fiamma
che coraggiosamente rannicchiata sul pavimento della cucina
spegne in vapore una sete antica


posa la testa tormentata/sognante per riposare
ha preso congedo prematuramente o tardi, fa rotta
verso il mare, qui, non avendo trovato nessun porto.



Testi originali


Dawning


There are hours when every thing creaks
when chairs stretch their arms, tables their legs
and closets crack their backs, incautiously


Fed up with the polite fantasy
of having to stay in one place
and stick to their stations


Humans too, at work, or in love
know such aches and growing pains
when inner furnishings defiantly shift


As decisively, and imperceptibly, as a continent
some thing will stretch, croak or come undone
so that everything else must be reconsidered


One restless dawn, unable to suppress the itch
of wanderlust, with a heavy door left ajar
semi-deliberately, and a new light teasing in


Some piece of immobility will finally quit
suddenly nimble on wooden limbs
as fast as a horse, fleeing the stable.


Words


Words are like days:
coloring books or pickpockets,
signposts or scratching posts,
fakirs over hot coals.


Certain words must be earned
just as emotions are suffered
before they can be uttered
- clean as a kept promise.


Words as witnesses
testifying their truths
squalid or rarefied
inevitable, irrefutable.


But, words must not carry
more than they can
it’s not good for their backs
or their reputations.


For, whether they dance alone
or with an invisible partner,
every word is a cosmos
dissolving the inarticulate.


What do animals dream?


Do they dream of past lives and unlived dreams
unspeakably human or unimaginably bestial?


Do they struggle to catch in their slumber
what is too slippery for the fingers of day?


Are there subtle nocturnal intimations
to illuminate their undreaming hours?


Are they haunted by specters of regret
do they visit their dead in drowsy gratitude?


Or are they revisited by their crimes
transcribed in tantalizing hieroglyphs?


Do they retrace the outline of their wounds
or dream of transformation, instead?


Do they tug at obstinate knots
inassimilable longings and thwarted strivings?


Are there agitations, upheavals or mutinies
against their perceived selves or fate?


Are they free of strengths and weaknesses peculiar
to horse, deer, bird, goat, snake, lamb or lion?


Are they ever neither animal nor human
but creature and Being?


Do they have holy moments of understanding
deep in the seat of their entity?


Do they experience their existence more fully
relieved of the burden of wakefulness?


Do they suspect, with poets, that all we see or seem
is but a dream within a dream?


Or is it merely a small dying
a little taste of nothingness that gathers in their mouths?


The Art of Storm-riding


I could not decipher the living riddle of my body
put it to sleep when it hungered, and overfed it
when time came to dream


I nearly choked on the forked tongue of my spirit
between the real and the ideal, rejecting the one
and rejected by the other


I still have not mastered that art of storm-riding
without ears to apprehend howling winds
or eyes for rolling waves


Always the weather catches me unawares, baffled
by maps, compass, stars and the entire apparatus
of bearings or warning signals


Clutching at driftwood, eyes screwed shut, I tremble
hoping the unhinged night will pass and I remember
how once I shielded my flame.


To Sylvia Plath


Sleepwalking she prepared breakfast
for her still dreaming children, before
breaking fast, to satisfy her appetite


no fire needed, she all-consuming flame
bravely cowered on the kitchen floor
and slaked an antique thirst on vapor


laying her dream-tormented head to rest
she took premature or belated leave, set
out to sea, having found no harbor here.

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